music control la mafia discografica musicale

music control la mafia discografica musicale

svelati i segreti su music control la mafia musicale discografica

articolo tratto da: http://www.ideasuono.it/
Molti clienti , mi chiedono come funziona il mercato discografico, perchè si sente in radio sempre le stesse cose, perchè i nomi del mondo dello spettacolo sono sempre gli stessi, perchè ci sono artisti che hanno tanta visibilità pur non meritandola …provo, con molta calma, a spiegarlo, ma non sempre vengo creduto… è più facile credere a quello che vediamo in tv.la cosa che più mi fa arrabbiare è il luogo comune: “sei in radio o in tv quindi hai successo”. Non è così, e meglio di me lo spiega Gianni Togni, un bravissimo artista che tra ha appena realizzato un disco che invito ad acquistare. Gianni Togni spiega il funzionamento del MUSIC CONTROL, e qui di seguito riporto l’esatto contenuto del suo articolo, leggetelo , è molto istruttivo…

MUSIC CONTROL: ECCO LA MAFIA RADIOFONICA! Sia la discografia che gli artisti non sono mai stati in grado di controllare il numero e la frequenza dei passaggi delle canzoni sulle radio.Per questo motivo, negli anni 90, le etichette discografiche chiesero ad una società di inventarsi un metodo per monitorare le emittenti private più importanti. Nasceva così il Music Control, mezzo di rilevazione dei passaggi radiofonici  con la funzione di conoscere il gradimento di un brano sul territorio nazionale.inizialmente Music control doveva costituire uno strumento d’aiuto per i discografici e per le radio, quindi quest’ultime accettarono di essere monitorate perchè avrebbero potuto conoscere la programmazione delle concorrenti. Le cose purtroppo sono andate diversamente: oggi Music control è diventato il mezzo a cui si fa riferimento per avere il polso del panorama musicale in Italia, il sistema offre un quadro falsato della situazione.Dovete pensare che l’amministratore delegato di una major ha un superiore a cui deve riferire sul suo lavoro e quello dei suoi dipendenti. Con un mercato in crisi come il nostro, con vendite quasi inesitenti, che per es. sono il Sig. Emi Italia, a far vedere al sig. Emi International (cioe’ il capo ) che ho lavorato bene?ovviamente con Music control!“Se il brano del mio artista passa su tutte le radio vuol dire che la promozione ha funzionato, e allora cosa posso farci io se si vende pocho?”Il fatto che Music control sia diventato l’unico mezzo  per giustificare il proprio lavoro all’estero, fa si che le major esercitino delle pressioni sulle radio (vorresti avere in anteprima il nuovo singolo di un artista americano importante ….allora suonami anche un mio artista….) limitando la libertà di scelta e di selezione da una parte, dall’altra aumentandoneil potere sul mercato (se ti sono così utile… devi fare un investimento sulle mie frequenze….) .Music control, produce dei risultati che non corrispondono alla reale situazione, dando aspettative false perché, con questo sistema, si sale in classifica a seconda del numero di passaggi . Le hit radio (come RDS per es) suonano solo successi decisi a tavolino, quindi poche canzoni (circa 40) divverse volte al giorno.Il numero elevato dei passaggi di alcuni brani fa si che rimangano in classifica canzoni inutili a scapito delle novità, falsando l’andamento del mercato, senza un utilità rispetto alle vendite reali .per questo le analisi di mercato di queste radio procedono in senso inverso: non si fanno indagini di gradimento per sapere quali siano i brani preferiti dagli ascoltatori, ma si cerca di capire quando un brano ha stancato.Music control, inoltre, condizionano fortemente le scelte di molte emittenti minori che, risultano prive di ogni originalità e, contraddicendo la loro base sociale di ascolto, diventano solo brutte copie dei network, quando la loro funzione principale dovrebbe essere quella di selezione di canzoni liberamente scelte.mentre Il discorso fatto per l’impresariato vale anche per la promozione: la presenza di un artista in Music control, garantisce la diffusione totale di un prodotto nella radiofonia nazionale, condiziona gli operatori degli altri media. Abbiamo ormai centinaia di esempi di artisti che hanno delle vendite discografiche bassissime ma molto diffusi in radio e tv. Ma come si fa ad essere “suonati” dai network? Ecco, quì parte la vera truffa. affinché un nuovo brano venga programmato, bisogna fare un investimento come minimo di sei spot pubblicitari giornalieri che possono costare anche settantamila euro per quindici giorni (questo solo per una singola radio) e spesso la spesa può non bastare (soprattutto per le etichette indipendenti piu’ piccole che non hanno merce di scambio con dischi di artisti stranieri). I palinsesti delle canzoni vengono fatti dai direttori artistici ( i gusti degli speaker non contano quasi più niente) che decidono sul brano in questione se e’ adatto o no alla emittente e quindi non mandarlo in onda (o programmarlo pocho, magari in orari poco ascoltati, per accontentare chi ha speso in inutile pubblicità). Raramente può capitare che un direttore artistico decida di mandare in onda un brano gratuitamente.E secondo voi tutto questo meccanismo di ricatti, non sono gli stessi che usa la MAFIA? perché i molti che sanno non hanno il coraggio di denunciare tanti abusi? Noi continueremo a dire:“non ascoltate le radio dei network, per favore. Se vogliamo veramente cambiare qualche cosa, cominciamo dalle nostre piccole azioni “.

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